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MISTERI DOLOROSI - estratto 5

MISTERI DOLOROSI - estratto 5

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(...) Aldo Moro viene prelevato alle ore 9,08 del 16 marzo 1978 in via Fani, al termine di una azione fulminea, durata 300 secondi in tutto, che lascia sull'asfalto tutti e cinque gli uomini della scorta. Una vicenda che traumatizza il Paese e paralizza le istituzioni, mentre in Parlamento va in scena uno sconcertante spettacolo di impreparazione e di confusione condite da sciacallaggio politico. Eppure informative riservate, e anche segnali, per non sottovalutare il pericolo in cui Moro versava, non erano mancate, insistenti e allarmanti.(...) Il 6 marzo un ergastolano, Cesare Ansideri, comunica alla direzione carceraria dell'istituto di pena di Campobasso, dove si trova detenuto, un messaggio secondo il quale “A Roma si sta preparando un attentato a importante personalità di Roma”, informazione probabilmente ricevuta tramite il brigatista Alfredo Buonavita, detenuto nel carcere marchigiano di Fossombrone, da dove medita l'evasione chiedendo aiuto ai compagni in libertà che, tuttavia, gli rispondono di non poter agire in quanto completamente assorbiti dalla preparazione dell'attentato a Moro. Identica rivelazione, in circostanza analoghe, viene attribuita a un altro detenuto, Salvatore Senatore, ristretto nel carcere di Matera, che addirittura il 16 febbraio, un mese prima della strage, riferisce ai giudici di sorveglianza l'imminente rapimento di Moro. Notizia che, secondo quanto ammesso dal generale del Sismi Giuseppe Santovito, sarebbe pervenuta al Servizio solo il 16 marzo, ad agguato compiuto. Il professor Giuseppe Eusepi, docente all'Università di Roma, sente il 10 marzo, 6 giorni prima dell'attacco, due persone che confabulano: “Hai messo tu la bomba all'università?”. “No, io queste cose non le faccio, tanto rapiremo Moro”. Eusepi è cieco, e dalla voce riconosce in chi accenna al rapimento Gianmarco Ariata, noto esponente della sinistra extraparlamentare. Anche un altro giovane, sempre a Roma, Giangustavo d'Emilia, studente dell'istituto Merry Del Val, simpatizzante di Autonomia, viene sentito rivelare ai compagni, all'entrata a scuola, ore 8,15, che quella stessa mattina avrebbero rapito Moro. Un episodio analogo si ha a Siena proprio la sera precedente l'operazione di via Fani. Verso le 19,30 un pensionato non vedente, Giuseppe Marchi, rientrando a casa condotto dal suo cane guida, nell'urtare contro un'auto in sosta sente alcune persone a bordo discutere in diverse lingue: una, in italiano, dice: “Hanno rapito Moro e le guardie del corpo”. Poco dopo, Marchi riferisce in una trattoria quanto ha appena udito, ma gli astanti, alludendo al suo soprannome, “Beppe il bugiardo”, lo canzonano. Senonché, il pomeriggio seguente, a sequestro appena avvenuto, certo De Vivo chiama la Questura di Siena confermando sostanzialmente il racconto di Marchi, nella totale indifferenza degli inquirenti. Circa tre mesi prima di via Fani, inoltre, viene gambizzato a Roma il giovane dirigente DC Publio Fiori. L'indomani, sul muro di un palazzo compare la scritta, vergata in spray: “Oggi Fiori domani Moro”. Circostanze sospette proiettano la loro ombra addirittura all'interno del corso di laurea tenuto da Aldo Moro: un corsista, il russo Sergei Solokov, attira l'attenzione di altri studenti dimostrandosi fin troppo interessato ai movimenti dello statista e alla sua scorta. Solokov lascerà l'Italia il giorno dopo la strage di via Fani, tornandovi anni dopo, inseguito dal sospetto di essere una spia del Kgb (ad un agente dei Servizi sovietici, comunque, il giovane cederà il suo appartamento). Solokov in ogni modo risulta al corrente dell'imminente rapimento di Moro. Inoltre un agente italiano del Kgb, Giorgio Conforto, risulta essere il padre di Giuliana, che conosce bene Luciana Bozzi Ferrero, la proprietaria del covo di via Gradoli, 96 dove in pieno sequestro Moro si nascondono il boss brigatista Moretti e la sua compagna Barbara Balzerani. La Conforto ospiterà poi nel suo appartamento di via Giulio Cesare, 47 i fuoriusciti brigatisti Valerio Morucci e Adriana Faranda, arrestati il 29 maggio 1979 proprio nell'abitazione dei Conforto. Dagli effetti dei due ex BR salteranno fuori, tra l'altro, numero e generalità sia di monsignor Paul Marcinkus, direttore dello Ior, la banca vaticana coinvolta nel crac del Banco Ambrosiano, infestato di piduisti e il cui capo, Roberto Calvi, viene trovato impiccato sotto il Black Friars bridge di Londra il 12 giugno 1982; che di padre Felix Morlion, agente Cia in Vaticano.(...)

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