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L'ART. 18 DEL GATTOPARDO


L'ART. 18 DEL GATTOPARDO
Si è fatto tanto scarmazzo sul famigerato articolo 18 e per cosa? Per allungare, per raddoppiare la buonuscita a quanti estromessi dalle aziende per motivi economici, non però nel settore pubblico che era la vera partita da giocare e che non ne viene sfiorato. Quanto a dire cambiare tutto per non cambiare affatto, il solito gattopardismo di governo che non risparmia i cosiddetti tecnici. Mano più libera alle aziende, che peraltro non possono assumere se non le sgravi da oneri fiscali inconcepibili nel resto d'Europa e del mondo. Camicia di forza nel settore statale, che è quello più oberato di assunzioni clientelari, di raccomandazioni, di eccedenze parassitare. Ma qui i sindacati davvero non transigono e il governo non aspetta altro, perché i voti fanno comodo a tutti. Forse sarà il caso di ricordare che la Grecia, fra le tante cause del suo dissesto (politica economica irresponsabile, corruzione stellare, olimpiadi finanziate senza presupposti finanziari, atteggiamento scriteriato della Germania, crisi internazionali innescate dalle banche d'affari), aveva un mercato del lavoro che per l'80% si reggeva sul pubblico settore. Il quale a un certo punto è collassato, originando il disastro. Da noi evidentemente si stima ancora utile aumentare la benzina a tre, poi quattro euro e moltiplicare i tributi, anche la tassa sui gatti e sui canarini per mantenere una burocrazia che per metà non ha ragione di sussistere e un pubblico settore che per metà è largamente parassitario. L'ultimo che si azzardò a introdurre criteri e norme per verificarne l'efficacia, l'eccentrico Brunetta, finì sepolto dall'impotenza nella quale lo congelò Berlusconi e dall'irrisione generale in furia di nanerottolo. Monti e la sua terribile Fornero non hanno nessuna voglia di fare la stessa fine e quindi il settore pubblico non si tocca, per esso l'articolo 18 non è ipotizzabile, in alcun settore, scuola sanità o quello che sia, con la risibile motivazione dalla Camusso che “si potrebbero verificare licenziamenti graditi al potere”. Non scherziamo! Al potere non interessa licenziare nessuno per la semplice ragione che più raccomandati inutili si imbarcano nei pubblici presidi e più la politica, bene rifugio, mestiere rifugio, campa di rendita anche in tempi agitati come oggi. La mancata applicazione dell'art. 18 al settore pubblico fa il paio con la mancata eliminazione delle province, enti parassitari che costano 15 miliardi l'anno a fondo perduto. Contenti tutti. Ma a che è servito, allora, tanto scarmazzo?

Commenti

  1. questo governo, servito per recuperare un po' di credibilità internazionale massacrata da anni di irresponsabilità e impresentabilità berlusconiana e bossiana, anche per evitare che il debito italiano non fosse più rinnovato dagli investitori, con gravissime conseguenze per tutti, non vuole e non può abbattere lo stock del debito con cessioni di attivi patrimoniali pubblici nè ridurre efficacemente la spesa pubblica corrente improduttiva: niente taglio delle province, niente revisione della spesa pubblica che non sia un mero palliativo, niente messa in discussione del finanziamento pubblico ai partiti, niente riduzione dei posti dei politici e degli organici amministrativi pubblici...e dulcis in fundo IMU alla Chiesa ancora tutta da stabilire...invece solo inasprimenti fiscali in ogni dove, taglio dei diritti dei lavoratori privati, pensioni oramai inarrivabili, liberalizzazioni minestrina...il tutto in piena recessione e con la disoccupazione che galoppa e la vita che si fa sempre più cara e incerta...solo un 14 luglio potrebbe dare una svolta, ma non è nel carattere degli italiani ribellarsi...preferiamo lamentarci senza mai passare ai fatti, fare i furbetti, genufletterci ed elemosinare.... che cazzo vogliamo ora ? Davide, Milano

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