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IL CARTOLAIO CARLINO


IL CARTOLAIO CARLINO
Oggi, 8 marzo, come da copione grande spreco di retorica femminista, quella che più mi dà l'orticaria perché è forse la più idiota di tutte: sostenere che qualcuno è biologicamente ed eticamente migliore in quanto portatrice sana di poppe (per esempio), è come legittimare a contrariis il maschilismo più trucido, la storia delle quote rosa è una puttanata e al netto della demagogia le donne non le tutela nessuno. Io per dire non mi capacito dell'ecatombe quotidiana, anche oggi una scaricata nel Po, stupri e ammazzamenti a ripetizione e darei fuoco a chi anche solo alza una mano sulle donne. Ma vedo che nessuno si scompone più di tanto, e quindi chi sono io per dire la mia? Ma vorrei, anche per sdrammatizzare, parlare della festa della donna in un modo più leggero e irresponsabile, poi è quasi primavera e mi assalgono teneri ricordi adolescenziali: e quindi vi parlerò del Carlino. Il Carlino era il cartolaio più misogino di via Porpora, di Milano, del mondo intero e di tutti i tempi: qualsiasi accidente capitasse, era sempre colpa delle donne. Il Carlino era storto, forse aveva avuto un ictus e parlava bofonchiando, e sputacchiava. Entravi a chiedere un quaderno e una penna bic e lui: “Le donne... fff.. shono thutthe puttane!”. Sempre così! Venivano studenti da tutta Milano, e ridevano già prima di entrare. Lui se ne accorgeva e si incattiviva ancora di più. “Salve Carlino!”. “Ma che salve e salve, con quefffhte puttane delle donne, sput, sput”. Diceva: “Le donne... fffh... shono thutthe puttane e shhh... shtanno bene shoolo in posizione orizzontale!”. Col tempo aveva fatto qualche concessione: “Ffhhtanno bene shoolo in p... p... pofizione orizzontale... o a novanta gradi!”. Noi ci rotolavamo. Naturalmente la moglie non era d'accordo: appena lui partiva, con la rincorsa, “Le... le donne...”, lei: “Carlino, va in magazzino a prendere delle gomme”. Lui andava.
Il Carlino prendeva soprattutto di mira proprio le donne, e quando una entrava lui la fulminava, tutto storto: “Le donne!... tutte pp.. pputtane!”. Un giorno mia madre si seccò: “Senta Carlino, guardi che per sua norma e regola io sono stata solo di mio marito, ha capito?”. E lui, senza scomporsi: “E vuol dire che non ha... non ha avuto occasione, ma si guardi!”. Mia madre tornò a casa indignata. Io non potevo crederci e telefonai subito al mio buon amico Tony, e ridemmo per due o tre giorni.
Una volta entra in cartoleria una vecchia, con le gambette come due stecchi e le scarpe ortopediche dei vecchi, tutta agitata. Protesta: “Ma Carlino, ho comprato 'sta stilografica per regalarla, ma non funziona, non va, non scrive, non passa l'inchiostro, c'è da allargare il pennino, il pennino, c'è da allargare...”. Il Carlino: “E so ben io... cosa ci sarebbe da allargare... ma oramai è tardi!”.
È inutile, se abitate a Milano, che passate da via Porpora a cercare la cartoleria del Carlino, non c'è più da anni, non c'è più niente, c'è un emporio cinese. In via Porpora quasi solo cinesi, il popolo più maschilista di tutti i tempi.

Commenti

  1. a questo proposito, guarda qui: http://www.muoversinsieme.it/intervista/franca-valeri-una-vita-nella-bellezza/franca-valeri-una-vita-nella-bellezza.html

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    1. concordo con la Valeri. ma non posso non rilevare che l'intervista fa uscire il meglio delle sue riflessioni. senza piaggeria o captatio, è una intervista magistrale. un'altra.

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  2. me lo ricordo anch io il Carlino e le sue invettive arricchite di sputazzi (quanta saliva aveva?).
    scuola tito speri e quintino d'avona.
    sigh!

    vince' (classe 1966)

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  3. la vena di tristezza delle ultime righe, nel sapere che di quei tempi non è rimasto alcunchè, solo botteghe di cinesi in via Porpora, è come una lacrima che riga il viso per un passato e un'età finita per sempre
    Davide, Milano

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  4. concordo Davide,
    mio papa' e' lucano e mia mamma milanese da secoli,
    suo papa' se dovesse vedere la "sua" Paolo Sarpi ora...e la mancanza di rispetto che hanno i "nuovi milanesi" per essa...
    sigh! 2

    vince'

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  5. Io a Lambrate ormai non ci passo più. Mi fa troppo male. Non sarà colpa dei cinesi, non sarà colpa di nessuno, ma ogni volta di più è come se vedessi il mio cadavere abbandonato in ciascuna di quelle strade che mi hanno dato la vita.

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  6. colpa di chi vive i luoghi come mera zona di commercio e sopravvivenza,
    troppo poco per poter creare affetti e "magie".

    vince'

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