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FIORI

Claudio Malacarne, Bambini

FIORI
I bambini sono fiori. E stamattina, le giacche a vento perse come vecchie pelli su panchine di marmo, stavano chini in preghiera ignara ma gioiosa nei giardini, sprofondati nel mare di margherite, e le coglievano, e interpretavano la primavera, questa primavera che si mostra e si nasconde, denuda le cime dei monti che mi guardano dalla finestra e poi, il giorno dopo, sono ancora coperte di bianco e la festa è rimandata. Aspetto come un bambino io stesso la primavera che non posso più avere, e me ne strazio. Ma loro, quei bambini, celebravano il rito, ricaricavano d’eternità il miracolo di sempre, l’amplesso dell’uomo fanciullo con la natura che nasce per lui, e il profumo è un sospetto divino. Fiori che sbocciano e altri fiori li colgono, e non c’è più spazio per altra realtà, e non c’è modo d’inventare un creato che non c’è. Non ci serve un mondo d’acqua vetrata, che non puoi toccare, che non puoi annusare. Qui ci sono fiori, profumano di luce, d’aria che rinasce e i bambini li colgono, colgono fiori, colgono loro stessi, ci ridanno la vita, ci lasciano sperare che la nostra vita non sia un inganno, scarabocchio senza senso.

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